La ciclofficina popolare del Centro Sociale Bruno tra i promotori della mozione per una mobilità di emergenza.
Una delle sfide che ci troveremo ad affrontare alla riapertura dall’isolamento sarà quella della mobilità.
Il mantenimento della distanza interpersonale causerà una riduzione della capacità del trasporto pubblico, alla quale è probabile che si sommerà la sfiducia della popolazione nel frequentare i mezzi. C’è il rischio che rincomincino ad usare l’automobile molte delle persone che prima utilizzavano i trasporti pubblici.
Già prima della chiusura, Trento subiva ogni giorno lo sfregio di oltre 100mila vetture in circolazione, frutto anche delle scelte politiche e urbanistiche miopi degli ultimi anni. Non solo non è sostenibile, ma non è proprio possibile immaginare di sommare a questi livelli di traffico migliaia di altre automobili.
Dalla collaborazione di Ciclostile con compagne e compagni di SalvaiciClisti Roma, iniziata con la nostra partecipazione alla manifestazione nazionale del 23 febbraio 2020, è sorta spontanea la volontà di convogliare le diverse sensibilità del cicloattivismo e dell’ambientalismo italiani in un appello unitario alle autorità affinché scongiurino questa catastrofe annunciata.
Dalle parole ai fatti. Sono stati giorni intensi di studio, scrittura, pubbliche relazioni, mediazione, culminate in una videoassemblea-fiume alla quale hanno partecipato una quarantina di persone da tutta Italia. Il Coordinamento di movimenti e associazioni è stato unanime nel sostenere, sull’esempio di moltissimi paesi, l’urgenza di misure a favore della mobilità sostenibile e attiva, sia attraverso interventi di natura infrastrutturale, sia sotto forma di incentivi economici.
Puntare sulla mobilità attiva (pedonale e ciclabile) non è solo una scelta di sostenibilità ambientale, ma anche una scelta di accessibilità ed equità. Quella che si è aperta è già stata definita la più grave crisi economica dalla Grande Depressione e a pagarla saranno, come sempre, i più poveri ed emarginati, anche sotto il punto di vista del diritto alla mobilità.
Quella che chiediamo è una Rete di Mobilità di Emergenza / Transizione, l’unione di interventi infrastrutturali a basso costo e di realizzazione immediata, ricavati riducendo gli spazi dedicati alle automobili e alla loro sosta anche in deroga al codice della strada (urbanistica tattica) e di incentivi economici a favore della mobilità sostenibile.
Una rete sia nel senso ingegneristico, ma anche e soprattutto nel senso sociale: una rete di salvaguardia contro la povertà dei trasporti, quella condizione di schiavitù da automobile dovuta alla commistione di povertà economica, assenza di trasporti pubblici efficienti, accessibili ed economici, gentrificazione, scelte urbanistiche scellerate (si pensi ai quartieri dormitorio o ai grandi centri commerciali irraggiungibili se non in auto), ed eventualmente esacerbata da anzianità o disabilità.
Firma la petizione!
Il documento finale è stato inviato al Presidente del Consiglio dei Ministri e ad altre alte autorità, ed è disponibile alla sottoscrizione di tutte e tutti tramite PETIZIONE ONLINE.